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Quanto costa aprire un e-commerce nel 2025: tasse, contributi e spese da non sottovalutare

Ti sei mai chiesto quali sono i costi per l’apertura di un e-commerce? Aprire un negozio online nel 2025 può sembrare semplice: un sito web, qualche prodotto e il gioco è fatto. In realtà, oltre a investimenti in marketing e logistica, ci sono costi fiscali e contributivi che spesso vengono ignorati e che possono pesare molto sul bilancio di un nuovo imprenditore digitale.

Con l’introduzione dei nuovi codici ATECO 2025, la fiscalità dell’e-commerce è diventata ancora più specifica: non esistono più codici generici per “vendita online”, ma classificazioni per tipologia di prodotto. A questo si aggiungono tasse, contributi e spese obbligatorie.

Vediamo quindi una panoramica pratica di quali sono i costi per l’apertura di un e-commerce nel 2025.

✅ 1. Costi di apertura

Partita IVA → gratuita presso l’Agenzia delle Entrate.

Iscrizione al Registro Imprese (CCIAA) → diritti camerali annui (dai 50€ ai 150€ circa in base alla natura giuridica).

Costi notarili (solo per SRL o SRL semplificata) → da 500 a 2.500 €.

SCIA → ogni Comune ha un proprio tariffario consultabile sul sito istituzionale.

✅ 2. Contributi previdenziali

Chi apre un e-commerce deve iscriversi alla gestione commercianti INPS:

  • Contributi fissi minimi: circa 4.500 € annui, da versare anche se il fatturato è basso. Attenzione! Per chi apre per la prima volta nel 2025, è disponibile uno sconto del 50% per 36 mesi. E per i forfettari… c’è sempre lo sconto del 35%.
  • Aliquota percentuale sul reddito eccedente: circa 25%.
    Per una SRL, i contributi si applicano al/ai socio/i lavoratore/i.

✅ 3. Tasse

Regime forfettario: fino a 85.000 € di ricavi → imposta sostitutiva 5% (per start-up) o 15%, con adempimenti semplificati.

Regime ordinario: IRPEF progressiva (23%-43%) per ditte individuali, oppure IRES 24% per SRL.

Anticipi imposte: dal secondo anno fiscale, le tasse si pagano in parte in anticipo, aumentando i flussi di cassa da gestire.

✅ 4. Gestione IVA

Obbligo di apertura posizione IVA con codice ATECO 2025 specifico per i prodotti venduti.

OSS/Partita iva estera→ necessario per vendite a privati in altri Paesi UE.

Nei marketplace (Amazon, eBay, Etsy) alcune regole IVA vengono gestite dalla piattaforma, ma serve comunque riconciliare i flussi.

✅ 5. Costi contabili e consulenza

Commercialista: un consulente generico può non bastare, serve uno studio specializzato in e-commerce. I costi variano in base alla complessità: da 500 € annui per una gestione base a cifre più alte per attività multicanale e internazionali.

Software di fatturazione e riconciliazione: fondamentali per integrare ordini e incassi (Seller Central, Shopify, PayPal, Stripe).

✅ 6. Costi “nascosti” da non dimenticare

Oltre agli aspetti fiscali, ci sono spese operative che incidono sulla redditività:

  • Commissioni marketplace (Amazon trattiene circa il 15% del prezzo di vendita).
  • Pagamenti elettronici: PayPal, Stripe e carte di credito applicano commissioni (1,5-3%).
  • Spedizioni e logistica: corrieri, magazzino, resi.
  • Gestione inventario: se si usa FBA, ci sono costi di stoccaggio e fulfillment.

Conclusione

Il costo per aprire un e-commerce nel 2025 non si limita alla Partita IVA. Tra tasse, contributi e spese operative, servono diverse migliaia di euro ogni anno, anche a fronte di fatturati contenuti.

Per questo è fondamentale partire con un business plan realistico e farsi affiancare da un consulente fiscale che conosca bene il mondo dell’e-commerce e dei marketplace.

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